venerdì 29 dicembre 2017

Ian McEwan, "Nel guscio" (2017)

di 
ENZO REGA




"Tutto il resto è caos" (p. 173) sentenzia al momento della nascita il protagonista 'ventriloquo' - nel senso che lo abbiamo sentiamo parlare, o perlomeno pensare, finallora dall'interno del ventre materno: Nel guscio, appunto, come s'intitola questo funambolico romanzo dello scrittore inglese Ian McEwan ("Dunque eccomi qui, a testa in giù in una donna" è l'esordio a p. 3). Funambolico verbalmente, con un esercizio di scrittura cui oggi si rischia di essere disabituati dalla frequente prosa del sostantivo-verbo-complemento e punto. Funambolico per la registrazione della realtà esterna che il feto protagonista - siamo entrati nel terzo trimestre di gestazione - compie non attraverso un'ecole du regard, ché fuori del guscio non vede se non ombre controsole, ma con un'école d'écoute, grazie all'ascolto dei dialoghi che intorno a lui si svolgono e dei rumori  rivelatori che ai dialoghi si accompagnano; oltre agli spostamenti e alle posture assunte dal corpo che lo ospita. E ancora a proposito di ascolto, il nascituro può mettere insieme un'ulteriore conoscenza del mondo nel quale dovrà fare la propria comparsa grazie ai programmi d'informazione che la madre sente in podcast alla radio. Dalla sua posizione rovesciata - il piccolo è appunto già a testa in giù pronto per la futura espulsione - può rimettere a posto un mondo capovolto e fuori d'asse   con le proprie riflessioni politiche ma anche filosofiche. 
Riguardo al secondo aspetto, ecco come egli 'giustifica' l'importanza della propria attuale posizione, riecheggiando la battuta dell'Amleto shakespiriano che affermava: "Potrei anche essere confinato in un guscio di noce e sentirmi il re di uno spazio infinito - se non fosse la compagnia di brutti sogni" (cit. in esergo):
Vivere confinati in un guscio di noce, vedere il mondo in due pollici di avorio, in un granello di sabbia. Perché no, quando la letteratura tutta, e l'arte, e ogni impresa umana altro non sono che puntini nell'universo del possibile? Quando l'universo stesso potrebbe rivelarsi un puntino in una moltitudine di universali reali o possibili? (p. 56)
Rispetto alla complessità del mondo e al conflitto di interpretazioni che si gioca intorno a dati che sembrerebbero fattuali, ecco come il piccolo è già capace di argomentare - e il riferimento è a quanto potrebbe aspettarsi durante la propria vita a partire dalle nefaste premesse depositate dal secolo precedente:
[...] riusciranno i nostri nove miliardi di eroi a sfangarla senza uno scambio di cortesie nucleari? Pensatela come uno sport di contatto. Allineate le squadre. India contro Pakistan, Iran contro Arabia Saudita, Israele contro Iran, Usa contro Cina, Russia contro Usa e Nato, Corea del Nord contro resto del mondo. [...] Quanto sono decisi, i nostri eroi, a surriscaldare il focolare domestico? Un modesto grado punto sei, proiezione o speranza di un pugno di scettici, basterà a spalancare la tundra a montagne di frumento, ad aprire pittoresche taverne sulle spiagge del Baltico, a popolare di farfalle sgargianti i Territori del Nordovest. All'estremità più cupa del pessimismo, un cambiamento di quattro ventosi ngradi in più alternerà i disastri gemelli di alluvioni e siccità scatenando il tetro maltempo dei tumulti politici. Altra tensione narrativa arriverà da sottotrame di interessi locali: che ne sarà del Medio Oriente, rimarrà preda del suo eterno fervore, si riverserà in Europa trasformandola una volta per tutte? E' ipotizzabile che l'Islam immerga un'estremità febbricitante nel fresco stagno della riforma? O che Israele conceda qualche centimetro di deserto agli sfrattati? Il sogno laico di un'Europa unita potrebbe  dissolversi dinanzi a odi antichi, meschini nazionalismi, catastrofi finanziarie, discordia. O al contrario mantenere la rotta. Io lo devo sapere (pp. 113-114).

Ce n'è di che turbare i sogni, e le veglie, di chi non è ancora nato e che sta per fare l'ingresso in questo casino mondiale. Anche se è vero che, come accade in qualche altra pagina, si possono pure riportare le opinioni di chi, in questo scenario, vuole sottolineare i progressi che la storia ha compiuto in tutti i campi. Un bel guazzabuglio interpretativo, appunto.
Questo è il mondo visto surrealisticamente da un non-nato, ma realistico nei dettagli. Qui vediamo un bambino descrivere l'ingarbugliato mondo degli adulti, così come, in altri casi, la letteratura ha incaricato animali a descrivere l'assurdo mondo degli umani: con il romantico tedesco Hoffmann e, a inizio Novecento, il suo consapevole emulo giapponese Natsume Sōseki tocca ai felini (rispettivamente in Considerazioni del gatto Murr e in Io sono un gatto), e con Bulgakov e Svevo è la volta del migliore amico dell'uomo (rispettivamente, Cuore di cane e Argo e il suo padrone). Solo per fare qualche esempio. Per altri aspetti - e parlando di un autore inglese come McEwan - non si può non pensare al contempo al capostipite del romanzo anglosassone, e insieme dell'antiromanzo, qual è il Tristram Shandy di Laurence Sterne, il cui protagonista, che narra le proprie vicende nasce a metà del romanzo, non prima di aver vreato conflitti tra le persone che lo circondano.
Ma al piccolo di McEwan non tocca solo far prova, così presto, dell'insipienza mondiale: è già il teatrino di casa sua a darne prova, in piccolo (come il mondo inciso in un chicco di riso, potremmo dire riprendendo le considerazioni minimaliste di prima). Ed è questo teatrino che viene ovviamentye messo prevalentemente in scena nel romanzo. Ecco dunque la madre, colei che lo ha in gestazione, Trudy, una bellissima donna non ancora trentenne che in gravidanza pensa bene di affogare nell'alcol le proprie inquietudini e insoddisfazioni; il marito John, poeta mediocre e editore fallimentare o fallito, che attraversa ancora ingenuamente la vita; Claude, amante di lei e fratello di lui, un fatuo immobiliarista che in nulla somiglia al proprio Germano. Nel triangolo, che divenda un quadrato con il nascituro, ci sono due persone di troppo: il piccolo e il padre John, dei quali i due amanti vogliono sbarazzarsi. Ma, maldestri come sono, ci riusciranno? Si lascia al lettore verificarlo, gustando una scrittura ironica nella quale il mondo è tal quale lo percepisce un feto, tra sbalzi, flussi sanguigni, succhi, riflessi del battito materno, interno crocchiare di ossa e cartilagini, così come per il cane di Svevo la realtà si riduceva a odori con i quali orientarsi, o dis-orientarsi. In un caso o nell'altro - McEwan, Svevo - un virtuosistico esercizio di stile non fine a se stesso.


                                                                   Ian McEwan, Nel guscio (2017); tr. it di Susanna Basso,
                                                                                                  Einaudi, Torino 2017, pp. 173, € 18,00




©ENZO.REGA.IBALZIROSSI.IT

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